LA DICHIARAZIONE DEL FOTOGRAFO.
Il corpo umano è il protagonista assoluto della mia fotografia.
Ne amo la complessità, la diversità, la struttura, evitando qualsiasi oggettivazione, che invece viene veicolata continuamente dai media, che propongono immagini di corpi ipersessualizati e inarrivabili, che trasmettono messaggi che enfatizzano l’importanza del corpo e dell’aspetto fisico.
Si passa dai cartoni animati in cui i protagonisti hanno un aspetto migliore degli antagonisti e in cui i personaggi femminili sono più gradevoli di quelli maschili, ai continui spot in cui “bello = magro”, per finire a quegli spettacoli televisivi in cui il culto dell’apparire “accettato” e “bello” è spinto fino a raggiungere una sorta di auto-oggettivazione e di interiorizzazione dello sguardo degli altri.
Il corpo è politico, oggi più che mai.
Il corpo si vuole, e si deve, liberare, da preconcetti e da legami a antiche censure.
Mostrarlo crea reazioni incontrollate, spesso esagerate, in nome di una moralità noiosa, vetusta, cieca e ignorante.
Fin dall’inizio della mia avventura fotografica, ho ritratto la nudità e la sessualità dei soggetti che da sempre sono il mio riferimento personale, coloro che coinvolgono il mio istinto, la mia testa e i miei sensi con quell’insieme di percezioni, pensieri ed emozioni, con cui finisco per svelare me stesso, più che se utilizzassi mille parole: gli uomini con le curve, ovvero soggetti che destabilizzano il dogma della bellezza mainstream e che il più delle volte hanno un rapporto problematico con la propria immagine corporea, spesso protagonista di storie di bullismo e derisione.
Attraverso i miei occhi e le mie lenti, ho potuto consegnare all’immortalità del tempo l’intimità delle loro pose, la potenza espressiva, la gestualità, la personale bellezza di questi corpi, non perdendo mai di vista la loro dignità e personalità.
Il mio amore per la fotografia è totale, è estremo, nonostante i mille problemi di censure, di critiche decostruttive e di osteggiamenti morali che mi trovo continuamente a fronteggiare.
E’ passione pura, che nasce dall’urgenza di affermazione di me stesso, dalla necessità di comunicazione con l’esterno e dalla negazione di non aver potuto seguire studi artistici.
Sono autodidatta, partito nel 1985 con una macchina analogica, un manuale tecnico, un taccuino per appunti, tante pellicole e tanti scatti sbagliati, necessari per crescere, per capire come costruire meglio l’immagine.
I miei primi modelli sono stati i quattro fiumi della fontana di Piazza Navona, imponenti e pazienti, mi hanno permesso di passare ore a capire come cambia l’illuminazione durante il passaggio della luce del sole, l’importanza delle ombre e il punto di ripresa.
I confusi tempi attuali hanno creato una nuova urgenza in me.
Nella ricerca di mantenere un equilibrio nella mia testa, mi sono ritrovato a passare di fronte alle mie lenti, diventando io stesso, il mio “soggetto fotografico”.
La mia visione fotografica e il mio istinto stanno provando ad allinearsi, spingendomi a posare, a liberare il mio corpo e il mio spirito come non avevo mai provato prima.
Questa volta non devo “chiedermi” nulla, perché ho un rapporto di intimità tale con me stesso che mi permette di “consegnarmi” totalmente al fotografo, che sono io, interessato a scoprire qualcosa di me che ancora non conoscevo, in questo “gioco” di doppiezza fisica e di ruoli, finendo per chiedermi: sono veramente io quello? Sono ancora quello che ero?
THE PHOTOGRAPHER’S STATEMENT.
The human body is the absolute protagonist of my photography.
I love its complexity, diversity, structure, avoiding any objectification, which instead is continuously conveyed by the media, which offer images of hypersexualized and unattainable bodies, which transmit messages that emphasize the importance of the body and physical appearance.
We move from cartoons in which the protagonists look better than the antagonists and in which the female characters are more agreeable than the male ones, to the continuous commercials in which "beautiful = thin", ending with those TV shows in which the cult of appearing "accepted" and "beautiful" is pushed to the point of reaching a sort of self-objectification and internalization of the gaze of others.
The body is political, today more than ever.
The body wants, and must, free itself from preconceptions and from links to ancient censures.
Showing it creates uncontrolled, often exaggerated, reactions in the name of a boring, outdated, blind and ignorant morality.
Since the beginning of my photographic adventure, I have portrayed the nudity and sexuality of the subjects who have always been my personal reference, those who involve my instinct, my head and my senses with that set of perceptions, thoughts and emotions , with whom I end up revealing myself, more than if I used a thousand words: men with curves, or subjects who destabilize the dogma of mainstream beauty and who most of the time have a problematic relationship with their own body image, often the protagonist of stories of bullying and derision.
Through my eyes and my lenses, I was able to deliver the intimacy of their poses, the expressive power, the gestures, the personal beauty of these bodies to the immortality of time, never losing sight of their dignity and personality.
My love for photography is total, it is extreme, despite the thousand problems of censorship, deconstructive criticism and moral oppression that I am continually facing.
It is pure passion, which arises from the urgency of affirming myself, the need for communication with the outside world and the denial of not having been able to follow artistic studies.
I am self-taught, I left in 1985 with an analog camera, a technical manual, a notebook, lots of films and lots of wrong shots, necessary to grow, to understand how to better build the image.
My first models were the four rivers of the fountain in Piazza Navona, impressive and patient, they allowed me to spend hours understanding how the lighting changes during the passage of sunlight, the importance of shadows and the point of recovery.
The current confusing times have created a new urgency in me.
In trying to keep a balance in my head, I found myself passing in front of my lenses, becoming myself, my "photographic subject".
My photographic vision and my instincts are trying to align, pushing me to pose, to free my body and my spirit like I've never felt before.
This time I don't have to "ask" for anything, because I have such an intimate relationship with myself that allows me to "surrender" myself totally to the photographer, which is me, interested in discovering something about me that I did not yet know, in this "game" of physical duplicity and roles, ending up asking myself: am I really that? Am I still what I was?
LA DECLARACIÓN DEL FOTÓGRAFO.
El cuerpo humano es el protagonista absoluto de mi fotografía.
Me encanta su complejidad, diversidad, estructura, evitando cualquier objetivación, que en cambio es transmitida continuamente por los medios, que ofrecen imágenes de cuerpos hipersexualizados e inalcanzables, que transmiten mensajes que enfatizan la importancia del cuerpo y la apariencia física.
Pasamos de los dibujos animados en los que los protagonistas lucen mejor que los antagonistas y en los que los personajes femeninos son más agradables que los masculinos, a los comerciales continuos en los que "hermosa = delgada", terminando con esos programas de televisión en los que el culto a parecer "aceptado" y "hermoso" es empujado hasta el punto de alcanzar una especie de auto-objetivación e interiorización de la mirada de los demás.
El cuerpo es político, hoy más que nunca.
El cuerpo quiere, y debe, liberarse de las ideas preconcebidas y de los vínculos con las antiguas censuras.
Mostrarlo crea reacciones descontroladas, a menudo exageradas, en nombre de una moralidad aburrida, anticuada, ciega e ignorante.
Desde el inicio de mi aventura fotográfica, he retratado la desnudez y la sexualidad de los sujetos que siempre han sido mi referencia personal, aquellos que involucran mi instinto, mi cabeza y mis sentidos con ese conjunto de percepciones, pensamientos y emociones. , con lo que termino revelándome, más que si usara mil palabras: hombres con curvas, o sujetos que desestabilizan el dogma de la belleza mainstream y que la mayoría de las veces tienen una relación problemática con su propia imagen corporal, muchas veces protagonista de historias de acoso y burla.
A través de mis ojos y mis lentes, pude entregar la intimidad de sus poses, el poder expresivo, los gestos, la belleza personal de estos cuerpos a la inmortalidad del tiempo, sin perder nunca de vista su dignidad y personalidad.
Mi amor por la fotografía es total, es extremo, a pesar de los mil problemas de censura, crítica deconstructiva y opresión moral a los que me enfrento continuamente.
Es pura pasión, que surge de la urgencia de afirmarme, la necesidad de comunicación con el mundo exterior y la negación de no haber podido seguir estudios artísticos.
Soy autodidacta, salí en 1985 con una cámara analógica, un manual técnico, un cuaderno, muchas películas y muchas tomas equivocadas, necesarias para crecer, para entender cómo construir mejor la imagen.
Mis primeros modelos fueron los cuatro ríos de la fuente en Piazza Navona, impactantes y pacientes, me permitieron pasar horas comprendiendo cómo cambia la iluminación durante el paso de la luz del sol, la importancia de las sombras y el punto de recuperación.
Los tiempos confusos actuales han creado una nueva urgencia en mí.
Al tratar de mantener el equilibrio en mi cabeza, me encontré pasando frente a mis lentes, convirtiéndome en mí mismo, mi "sujeto fotográfico".
Mi visión fotográfica y mis instintos están tratando de alinearse, empujándome a posar, a liberar mi cuerpo y mi espíritu como nunca antes lo había sentido. Esta vez no tengo que "pedir" nada, porque tengo una relación tan íntima conmigo mismo que me permite "entregarme" totalmente al fotógrafo, que soy yo, interesado en descubrir algo de mí que aún no conocía, en este "juego". de duplicidad física y roles, terminando por preguntarme: ¿soy realmente eso? ¿Sigo siendo lo que era?
GIANNI GIANORSO RAUSO